Matteo Aloe

Berberè
www.berbere.it

Matteo Aloe, col fratello Salvatore, era approdato a Bologna dalla natia Catanzaro proprio per andare all’università felsinea. Si sa com’è la vita di uno studente in trasferta: soldi inversamente proporzionali alla voglia di divertirsi, dunque tanto street food che costa il minimo, riempie ed è sinonimo di socialità. Dunque perché non sfruttare la laurea in Economia e Marketing con tesi sul Restaurant Marketing – a quel punto ormai conseguita – per aprire una pizzeria come lievito comanda?
E’ nato così il progetto Berberé (il nome è preso in presto dalla miscela piccante che si usa nel Corno d’Africa): per caso, studio, opportunità, passione. Matteo, classe 1986 e un bernoccolo per la cucina che già lo aveva portato a lavoricchiare allo Scaccomatto, tipica trattoria lì in città, ed era anche transitato al Joia milanese di Pietro Leemann, è diventato il patron (ma spesso con le mani in pasta, mentre il fratello rimane più nell’ombra e si dedica al commerciale) di una realtà che poco a poco si è ingrandita, oggi conta 38 dipendenti: nel 2010 la prima tappa col ristorante Berberè light pizza &food a Castel Maggiore; nel 2013 Alce Nero-Berberè nel centro di Bologna; infineBerberè craft pizza &beer a Firenze nel settembre 2014, poco dopo aver coronato un sogno, lo stage al Noma di Copenhagen. Che lo ha esaltato: «Molti piatti vegetariani, pochissima carne; un servizio veloce, senza fronzoli; sapori nuovi, tanta acidità, freschezza e leggerezza. E’ quello il futuro della ristorazione», ossia «offrire democraticamente alta qualità attraverso concetti pop, accessibili ai più sia in termini economici sia in termini di facilità».

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Via Petroni 9c Bologna

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