Amoroso Antonietta

Tenuta Uccellina
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Sentite un po’, gente, questa storia di vini e di balli o di ballo e vino, che dir si voglia. È un affratellamento che esiste da sempre, spesso sottaciuto e che invece si porta qui in bell’evidenza grazie alla Tenuta Uccellina.

Vien giù l’Albana (diamo la precedenza a questa gran bella signora) come una Mazurka da ballare o ascoltare come quelle di Chopin e il Sangiovese, suo signore e fratello, è il Valzer: ironico e divertito oppure melanconico ma nell’uno e nell’altro caso -nell’uno e nell’altro uvaggio-, c’è una coda che riprende in modo serrato i motivi principali. Il Trebbiano dell’Uccellina è come la Polka di Smetana: un tasto dopo l’altro, insomma un sorso dopo l’altro, vivace e popolare, amico di tutti. È qualche tempo che l’amico suo, Pagadebit, cerca di fargli lo sgamebetto mettendosi in bella mostra e per essere più popolare si dà l’aria di più leggero e brioso: come il Saltarello, che vanta una maggiore antichità rispetto alla Polka e si diverte da matti in compagnia.

Su tutta la combriccola di vini e di balli passa lo sguardo d’un gran signore venuto da fuori, il Ruchetto dell’Uccellina, che si comporta come un maestro di Tango rispetto al Valzer, facendo intendere che ne ha viste di più e di meglio e nel gran vorticare ha goduto di profumi naturali, più intensi o più soavi, o più da signori. Il Ruchetto è un fantasista, certe finezze le conosce solo lui, che nasce pinot nero, e quelli che lo fanno con amore come Alberto Rusticali.

C’è poi la Cagnina che se deve andare a spasso con un ballo lo fa con la Galoppa. Son due contadine con labbra rosse, come nei quadri d’una volta, sempre allegre. Certo che fan presto a portare allegria. Arrivano quando il branco è stracco e gli saltano al collo e lo coprono di dolcezze, resistergli è dura.

Buon ultimo, un vino tornato da poco ma che ha adocchiato il posto suo da re e dire che i più se l’eran dimenticato o proprio non sapevano che fosse mai esistito. C’è voluta la passione e la finezza di mano di questi coltivatori e di un enologo raffinato come Sergio Ragazzini, per spianare la strada a questo ritorno in grande al Bursôn che, come adesso tutti sanno, si fa con uva Longanesi e in poche terre sparpagliate attorno a Bagnacavallo. Il Bursôn con chi balla? È fatto per qualcosa che ricorda sì la terra natale ma al tempo stesso è salito così in alto da starsene a corte, come la Giga che viene dalle tradizioni popolari più oscure e quasi perde il suo nome nelle melodie che figlia o gli s’imparentano ma resta una forza della natura vivace, generosa, amica. Ah Romagna! Come balli e bevi bene in compagnie come queste.

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